Adorabile!

ADORABILE      Non riuscendo a precisare la specialità del suo desiderio per l'essere amato, il soggetto amoroso non trova di meglio che questa parola un pò stupida: adorabile!

Con una logica tutta particolare, il soggetto amoroso sente l'altro come un Tutto e, al tempo stesso, questo Tutto gli sembra comportare un resto, che egli non può esprimere. E' soltanto l'altro a produrre in lui una visione estetica: egli lo elogia per il fatto di essere perfetto, si gloria per averlo scelto perfetto; immagina che l'altro voglia essere amato come vorrebbe esserlo lui stesso, non già per questa o quella sua qualità, ma per tutto, e questo tutto glielo concede sottoforma di una parola vuota, giacchè Tutto non potrebbe inventariarsi senza sminuirsi: all'infuori del tutto dell'affetto, in Adorabile! non è contenuta nessuna qualità. Tuttavia, esprimendo tutto, adorabile esprime anche ciò che manca al tutto, la parola vuole designare lo spazio dell'altro in cui viene specialmente ad innestarsi il mio desiderio, ma questo spazio non è designabile; io non saprò mai niente di lui, il mio linguaggio sarà sempre confuso, esso cincischierà nel tentativo di esprimerlo, ma io non potrò mai produrre altro che una parola vuota, la quale è come il grado zero di tutti gli spazi in cui si forma il desiderio specialissimo che io ho di quell'altro là (e non di un altro).

Nella mia vita, io incontro milioni di corpi; di questi miloni io posso desiderarne delle centinaia; ma di queste centinaia, io ne amo uno solo. L'altro di cui io sono innamorato mi designa la specialità del mio desiderio. Per trovare l'Immagine che, tra migliaia, si confà al mio desiderio, ci sono volute molte combinazioni, molte sorprendenti coincidenze (e forse molte ricerche). E' un enigma che io non riuscirò mai a risolvere: perchè mai desidero il Tale? Perchè lo desidero persistentemente, languidamente? E' tutto lui che desidero (una sagoma, una forma, un'aria)? O è solamente una parte di quel corpo? E, in tal caso, che cos'è che, in quel corpo amato, ha per me il valore del feticcio? Quale porzione, per quanto esigua sia, quale sua caratteristica? Il taglio di un'unghia, un dente leggermente rotto di sbieco, una ciocca di capelli, un certo modo di muovere le dita mentre parla, mentre fuma? Di tutte queste caratteristiche del corpo, ho voglia di dire che sono adorabili. Adorabile vuol dire: questo è il mio desiderio, in quanto esso è unico: "E' questo! E' esattamente questo (che io amo)!". Tuttavia più provo la specialità del mio desiderio, meno sono in grado di precisarla; alla precisione di ciò che voglio dire corrisponde uno sfocamento del nome; il proprio del desiderio non può che produrre un improprio dell'enunciato. Di questo fallimento linguistico, resta soltanto una traccia: la parola adorabile (la buona traduzione di adorabile sarebbe l'ipse latino: proprio lui in persona).

Roland Barthes
da "Frammenti di un Discorso Amoroso"



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