Rubare

Poi ricordo che un un giorno mio padre mi sorprese col suo panciotto in mano. Io, con sfacciataggine che ora non avrei e che ancora adesso mi disgusta (chissà che tale disgusto non abbia una grande importanza nella mia cura) gli dissi che m'era venuta la curiosità di contarne i bottoni.
Mio padre rise delle mie disposizioni alla matematica o alla sartoria e non s'avvide che avevo le dita nel taschino del suo panciotto. A mio onore posso dire che bastò quel riso rivolto alla mia innocenza quand'essa non esisteva più, per impedirmi per sempre di rubare. Cioè...rubai ancora ma senza saperlo.

Italo Svevo
da "La Coscienza di Zeno"
pag. 7 Edizione Classici Moderni Mondadori

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